Angela Meneguzzi nasce, il 12 settembre 1901, ad Abano Terme, da una
famiglia contadina, ricca di onestà e di fede. Terminata la scuola iniziò
a prestare servizio presso famiglie benestanti e poi negli alberghi di Abano;
nello stesso tempo collaborava in parrocchia, nell’Azione Cattolica,
insegnando il catechismo e favorendo le vocazioni sacerdotali. Desiderosa
di consacrare tutta la vita al Signore, il 5 marzo 1926, entrò nella
Congregazione delle Suore Salesie di Padova, assumendo il nome di
Suor Liduina. Qui realizzò il suo ideale di totale offerta a Dio e continuò
il suo intenso cammino spirituale, vivendo con amabile semplicità lo
spirito evangelico nel sereno dono d’amore a Dio e ai fratelli. Nel 1937
vide finalmente realizzato il grande sogno che da sempre portava in
cuore: fu inviata come missionaria in Etiopia, a Dire-Dawa, una città
cosmopolita per la presenza di gente dalle origini, costumi, religioni diverse.
Suor Liduina seguì in un primo tempo i bambini e le loro mamme,
ma ben presto venne chiamata a svolgere servizio infermieristico
all’Ospedale Civile, divenuto ospedale militare. Innumerevoli sono le difficoltà
in cui si dibatté: mancanza di letti, di materassi, di medicinali, di
strumenti chirurgici. Cercò di aiutare, sempre con il sorriso sulle labbra,
non conoscendo ostacoli. Era vicina a quei malati con tenera sollecitudine,
curando e incoraggiando chi era colpito nel corpo e nello spirito.
Diventò per loro una sorella, una mamma premurosa, disponibile a
servirli con mille attenzioni, in qualsiasi ora del giorno e della notte.
Quando i bombardamenti infuriavano sulla città, incurante del pericolo
trasportava i feriti nel rifugio e correva subito in aiuto di altri: si curvava
sopra i morenti per suggerire un atto di contrizione e, con l’inseparabile
ampolla dell’acqua, battezzava i bimbi a rischio di morte. La sua
carità divenne una calamita che conquista e affascina, una testimonianza
che faceva guardare con simpatia alla religione cattolica. E
quanto mai simpatica, nella sua ingenuità, è la preghiera di un giovane
musulmano da lei curato: «Io non posso farmi cattolico, perché mi ucciderebbero,
ma quando morirò, dirò che voglio bene al Dio di Suor Liduina
e chiamerò forte: Sorella Liduina, vieni a prendermi! Tu sentirai, mi
aprirai la porta e io entrerò nel tuo Paradiso!». Suor Liduina, stremata
dalle fatiche, dal torrido clima africano, da varie malattie (malaria, tifo
addominale, piaghe tropicali, grave tumore), morì santamente a 40 anni,
pienamente abbandonata alla volontà di Dio, offrendo la sua esistenza
per la pace del mondo. Dopo vent’anni, la salma di Suor Liduina
venne trasportata a Padova e tumulata nella Cappella della Casa Madredelle Suore Salesie. Beatificata nel 2001.
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